Let me go: il film su Helga Schneider all’Edinburgh International Film Festival

La scrittrice vive e lavora a Bologna. Il 25 e il 27 giugno le proiezioni in Scozia

17 giugno 2017

“Lasciami andare madre” e “Il rogo di Berlino” rientrano di diritto tra i più importanti libri sulla Memoria del ‘900, grazie al coraggio della loro autrice, Helga Schneider, che ha deciso di donare alla storia la propria travagliata vicenda famigliare.

Figlia di una madre che preferì alla famiglia le SS e un’attività di sterminatrice ad Auschwitz – Birkenau, Helga ha dovuto fare i conti per tutta la vita con questo pesante fardello, talmente ingombrante che nemmeno il trasferimento a Bologna, città dove da tanto risiede e lavora, e la sua stessa maternità con la nascita del figlio Renzo, hanno del tutto alleggerito. Ma, si sa, il potere dell’arte è grande e la scrittura le ha indicato la strada per ritrovare un equilibrio e la pace, aiutata negli ultimi anni anche dal cinema.

Da tempo infatti la settima arte corteggiava la sua storia, a partire da Lina Wertmüller, che tentò di portare su grande schermo la pièce teatrale di successo ispirata a “Lasciami andare madre”. Ci è però riuscita una sceneggiatrice e regista inglese, Polly Steele che, con tenacia e un’importante operazione di crowdfunding, ha realizzato il film Let me go, ora in concorso all’Edinburgh International Film Festival, dove sarà proiettato il 25 e il 27 giugno.

Let me go è una produzione indipendente internazionale, e con un cast interessante: a partire dalla protagonista, Juliet Stevenson, candidata ai BAFTA per quattro volte, affiancata da interpreti come Lucy Boynton (Sing Street), Jodhi May (Ginger & Rosa) e Éva Magyar (Villmark 2), che animano quattro generazioni di donne condizionate dalla scelta di Traudi – madre della Schneider – di aderire ai precetti del Nazismo.

 

Vi riproponiamo per l’occasione l’intervista a Helga Schneider, realizzata durante la lavorazione del film.

 

(In foto: Helga Schneider e Polly Steele)